Quando uscì dal carcere di Regina Coeli nel giugno del 1944, dopo aver subìto torture da parte delle SS in via Tasso, lo scrittore lucchese Guglielmo Petroni scrisse: “Ero libero e non ne sentivo nessuna soddisfazione […] ero più ricco tra quelle mura brevi e senza scampo; là c’era qualche cosa in me che ora si è dileguato. Ora sono nuovamente tra gli uomini”.
Il senso di smarrimento tradotto in “quell’immenso rotolare attorno a noi di guerre, di tragedie sociali, che non era soltanto attorno a noi, ma dentro il più segreto della nostra vita, in mezzo agli interessi più intimi”.
Con il saggio “La narrativa di Guglielmo Petroni” di Marina Margioni viene disegnato – tra gli altri capitoli – il ruolo dello scrittore lucchese nella letteratura resistenziale. Ruolo che a distanza di settanta anni dalla fine della Seconda guerra mondiale e di fronte allo smarrimento socio-culturale contemporaneo, si…
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